Così nacquero i “Grandi Stradivari”

La storia dei violini Stradivari

Il legno dell’abete rosso della Val di Fiemme, nota per le sue foreste di conifere secolari purtroppo devastate dalla tempesta del 2018, era il più adatto per la tavola armonica, che trasmette le vibrazioni alle corde facendo risuonare gli strumenti.

Potendo, si recava lui stesso in loco per scegliere, fra quelli che ancora oggi sono chiamati “gli abeti sonori”, gli alberi più adatti, quelli cioè col legno più compatto e regolare.

Dai Balcani invece faceva arrivare il legno d’acero necessario per il fondo, le fasce e il manico.

Se poche sono le certezze, ancora tanti sono i misteri gravanti sulla vita e sull’arte di Antonio Stradivari, in particolare sul trattamento cui sottoponeva le tavole armoniche dei suoi strumenti, per conferire loro quella sorprendente sonorità rimasta unica e ineguagliata nella storia della liuteria mondiale.

Alcuni ritengono che cristallizzasse il legno servendosi di uno speciale composto vitreo; altri che vi applicasse una vernice di sua creazione a base di albume, miele e zucchero; altri ancora che lasciasse “maturare” i suoi strumenti in un locale dove erano presenti muffe e funghi particolari.

Cremona e il Museo del Violino hanno indetto per il 18 dicembre di ogni anno lo “Stradivari Memorial Day” per celebrare l’illustre concittadino che nella bella città lombarda nacque nel 1644 e si spense – in età molto avanzata – proprio il 18 dicembre del 1737, pochi mesi dopo aver firmato la sua ultima creazione, il violino chiamato “il Canto del Cigno”, con l’apposizione del seguente cartiglio: “Antonius Stradivarius Cremonensis / Faciebat Anno 1737 / d’Anno 93”.

Erano trascorsi ben 71 anni dal suo violino più antico recante la scritta “Antonius Stradivarius Cremonensis / Alumnus Nicolaij Amati / Faciebat Anno 1666”.

Tra l’“Alfa” e l’“Omega”, fra violini, viole, violoncelli, chitarre e arpe, il nostro realizzò a getto continuo ben 1116 strumenti (di cui 650 giunti sino a noi), uno diverso dall’altro come testimoniato anche dai nomi attribuiti ad ognuno di essi.

Per il Maestro, i suoi strumenti erano come la continuazione della sua bella e numerosa famiglia, che contava dieci figli, cinque dei quali messi al mondo dalla prima moglie Francesca Ferraboschi e cinque dalla seconda Antonia Zambelli, sposata giovanissima nel 1698, poco dopo essere rimasto vedovo.

Se le prime realizzazioni risentirono molto degli insegnamenti del suo Maestro Nicola Amati, dopo il decesso di quest’ultimo Stradivari inventò il violino moderno, grazie all’intuizione d’inclinare il manico all’indietro incastrandolo all’interno dello zocchetto, in modo tale che resistesse alla tensione delle corde.

Così nacquero i “Grandi Stradivari” d’inizio Settecento, fra cui spiccano in particolare il capolavoro assoluto detto “il Cremonese” (1715), ma anche il “Betts” (1704), l’”Ernst” (1709), il “Boissier” (1713) e il “Messia” (1716).

(Testo di Anselmo Pagani)

Antonio Stradivari, noto anche in lingua latina come Antonius Stradivarius, è stato un liutaio italiano. È stato un costruttore di strumenti a corde di straordinaria fattura come violini, viole, violoncelli, chitarre, arpe; in quest’ambito è universalmente riconosciuto come uno dei migliori di tutti i tempi. Wikipedia